Deportazione di Giovanni Tamagni
3 marzo 1944: arresto di Giovanni Tamagni
Giovanni non è un antifascista, non contrasta mai apertamente il fascismo, partecipa alle attività i figli fanno parte dei ‘Balilla’, ma ripudia la guerra, che per l’Italia inizia.
Giovanni Tamagni nasce il 2 febbraio 1902 a Viadana (MN) e qui passa tutta la giovinezza. Figlio di un piccolo imprenditore, Giovanni studia per diventare elettricista, diplomandosi e aprendo un’attività. A 25 anni sposa Adalgisa Soliani e la coppia mette al mondo Dante (1927) e Angelo Amedeo (1936).
Giovanni non è un antifascista, non contrasta mai apertamente il fascismo, partecipa alle attività i figli fanno parte dei ‘Balilla’, ma ripudia la guerra, che per l’Italia inizia il 10 giugno ’40.
Non volendo combattere e necessitando di un lavoro, Giovanni Tamagni e il figlio Dante si trasferiscono a Sesto San Giovanni e vengono assunti dalla Breda il primo e dalla OSVA il secondo, aziende necessarie allo sforzo bellico che consentono di essere esentati dal servizio militare.
Nella grande fabbrica Giovanni si avvicina alla Resistenza, pur non condividendo l’ideologia marxista cui aderivano molti dei suoi compagni di lotta, e svolge incarichi di collegamento e di supporto alle attività del GAP interno alla Breda. Tamagni partecipa ai grandi scioperi del marzo ’44, e il 2 di quel mese è fermato ai cancelli della Breda e condotto alla sede della Legione ‘Muti’ per essere interrogato. Il giorno seguente è rinchiuso a San Vittore, nella sezione sotto diretto controllo tedesco.
Il 4 marzo, con altri scioperanti, è condotto al Binario 21 (WikiANED 6 dicembre) e da lì deportato a Mauthausen in qualità di oppositore politico.
Dopo la quarantena è assegnato al sottocampo di Gusen II, nel quale è costretto a lavori durissimi che ne minano gravemente la salute: il 26 novembre ’44, ormai sfinito, è ricoverato al Revier del campo, dove due mesi più tardi, il 14 gennaio ’45, Giovanni Tamagni viene ucciso con un’iniezione di fenolo al cuore all’età di 42 anni.
Per il suo contributo alla causa partigiana, riceve alla memoria la Croce al merito di guerra e la Medaglia D’Oro al Valor Militare.